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Tendenze Arredamento 2025 viste al Salone del Mobile

  • Immagine del redattore: Anna Rizzo
    Anna Rizzo
  • 11 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Uno sguardo ispirato, ma con i piedi ben piantati nella falegnameria.


Anche quest’anno abbiamo seguito il Salone del Mobile da vicino — non fisicamente, ma con la stessa attenzione con cui osserviamo i materiali che lavoriamo ogni giorno. Siamo rimasti in laboratorio, tra piani di lavoro e tavole di rovere, ma con gli occhi puntati su ciò che si muove nel mondo del design.


E la verità è che, anche a distanza, si può riconoscere un’idea che merita. Un dettaglio che parla la nostra lingua. Una finitura che ci somiglia.

Tra tutte le suggestioni, quella che più risuona con il nostro modo di progettare è il ritorno alla progettazione "umana": ambienti pensati per chi li vive, prima ancora che per stupire. Spazi dove ogni elemento ha un senso, un motivo, una funzione. Non un'esibizione di stile, ma una ricerca di equilibrio.




Si parla molto di modularità e personalizzazione, ma per noi questi non sono concetti nuovi. Lo sono per chi produce in serie. Noi lavoriamo così da sempre: il mobile prende forma intorno alla vita di chi lo userà. L’idea che una parete attrezzata, un armadio, una cucina possano essere riconfigurabili, espandibili, mutevoli — non ci sorprende. È quello che facciamo ogni volta che ci troviamo davanti a una planimetria reale, con pareti irregolari, con esigenze vere.


Altro tema che ci tocca da vicino: i materiali veri. Al Salone abbiamo visto il legno tornare in primo piano. Non effetto legno, ma legno. Naturale, imperfetto, vibrante. Il massello con le sue venature irregolari, il rovere spazzolato che cambia al tatto, le finiture opache e profonde.


Poi c’è la questione della luce. Non più solo faretti o lampade d’arredo, ma sistemi integrati che trasformano gli spazi. Un dettaglio che ci interessa da vicino, perché sempre più spesso ci troviamo a progettare anche le nicchie, i volumi, i tagli luminosi che accompagnano le nostre composizioni su misura. La luce diventa un materiale, e la falegnameria ne è lo strumento per guidarla.


I colori? Lontani dalle palette fredde di qualche anno fa. Oggi si torna a tinte calde, avvolgenti, silenziose. Beige, grigi morbidi, verdi desaturati, tocchi di rame e bronzo. Toni che scaldano senza gridare, che si fanno fondo e struttura. Una tendenza che ci ritroviamo addosso, letteralmente: basta guardare la cameretta o la parete attrezzata che stiamo montando oggi in laboratorio.


Infine, una parola che torna — anche tra chi produce per la grande distribuzione — ed è quella che ci accompagna da sempre: artigianalità. Non più come vezzo o nostalgismo, ma come risposta concreta a un bisogno reale di qualità, di durata, di unicità. E qui ci sentiamo a casa.


Il Salone ci ispira, ma non ci detta regole. Lo guardiamo come si guarda un mondo parallelo: interessante, affascinante, pieno di idee, ma diverso da quello in cui lavoriamo ogni giorno, dove ogni millimetro è reale, ogni anta si apre davvero, ogni cliente ha una storia.


E così, tra una scocca in listellare e una testiera imbottita da consegnare, ci prendiamo il tempo di riflettere. Di selezionare quello che ci parla. E di portarlo dentro i nostri progetti, senza perdere mai la nostra impronta.




 
 
 

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